"10 DECEMBER: WORLD HUMAN RIGHTS DAY"

Today, the international Human Rights movement has many dimensions. Professionals and activists take on a variety of roles, as diplomats, NGO campaigners and ordinary citizens who participate in the development of the shared vision created by the Declarat

"10 DECEMBER: WORLD HUMAN RIGHTS DAY"

Luigi Bisogno 10/12/2022 0

“Whereas recognition of the inherent dignity and of the equal and inalienable rights of all members of the human family is the foundation of freedom, justice and peace in the world […] All human beings are born free and equal in dignity and rights […] everyone has the right to life, liberty and security of person… all are equal before the law.”

With these fundamental words, the Universal Declaration of Human Rights recognized that each human right – civil, cultural, economic, political and social one – belonged inherently to all people, coming from all over the world and with no regard to sex, race and religion. The Declaration is certainly the milestone of modern human rights law.

Many of the principles that underpin the modern human rights law can be traced back centuries, and even further. Religious texts and writings of ancient philosophers provide a fertile source - and I am referring to the so-called ‘natural law’ and all its interpretations through history of humankind.

From such a standpoint, fundamental rights and the protection of human dignity are - and always have been - our entitlement. Following this natural law perspective, the Declaration is more of a codification of existing principles than an exercise in creative lawmaking.

The most direct ancestor of the language in the Declaration is the famous Magna Carta imposed by the English barons upon the King of England in 1215. It sets out certain rights for “freemen” and it affirmed that even the monarch was not above the law. The Magna Carta launched an increasingly robust legal tradition that manifested itself in such texts such as the Habeas Corpus Acts and the 1688 Bill of Rights. In the seventeenth century, religious and political refugees brought this law with them to the United States where, as part of the War of Independence, the norms became entrenched and embedded in the Constitution.

Translated into French and exported by Thomas Jefferson and the Marquis de Lafayette, the language of human rights and the rule of law surfaced in revolutionary Paris. Over the next 150 years, the proclamations of the Americans and the French provided models for many others who associated statehood and independence with an entitlement of individuals to certain fundamental rights. By the early twentieth century, fundamental human rights were familiar components of many national constitutions. However, there was as yet no global benchmark nor, for that matter, a proper forum in which to proclaim one.

At the present day, it has been more than seven decades since the Declaration was adopted by the United Nations General Assembly (UNGA), during the 183rd session on December 10th, 1948. Human rights had already featured in the Charter, which dates from June 1945, but the founding document of the United Nations left some important matters to be resolved. Yet, the Declaration was never intended to be the last word on the topic. Rather, the formulation of human rights was viewed as a work in progress, and there was much unfinished business, including more treaties supposed to be negotiated in the following years.

The Declaration is not only a seminal document in the development of international human rights law, but also a living instrument which continues to be relevant to and applied in a broad range of contexts.

Today, the international human rights movement has many dimensions. Professionals and activists take on a variety of roles, as diplomats, NGO campaigners and ordinary citizens who participate in the development of the shared vision created by the Declaration.

As Eleanor Roosevelt once said, “Human rights begin in small places, close to home. An important contribution to this constantly evolving system is made by scholars and academics, who enrich our grasp of the content of international human rights. They examine the history of human rights, analysing the themes of the time and the unresolved debates. This exploration of the past helps in better understanding the present as well as in pointing the way to the future.”

Maria Sara Neri

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Andrea Pastore 04/11/2022

1200 giovani da tutta Europa per l’evento “LevelUp!”

“LevelUp! è stato un evento organizzato nell’ambito dell’European Year of Youth, da parte dell’European Youth Forum e sostenuto dalla Commissione Europea insieme al Parlamento Europeo.
Questo evento di respiro internazionale ha riunito più di 1200 attivisti provenienti da tutta Europa, con l’obiettivo di darci uno spazio nel quale ottimizzare le nostre abilità in modo da poter contribuire in maniera più efficace a quel cambiamento, per cui ci battiamo quotidianamente a livello nazionale.

L’evento ha avuto luogo nella sede del Parlamento Europeo, a Bruxelles, dove ci ha raggiunto anche la Presidente del Parlamento stesso, Roberta Metsola, la quale ha tenuto un bellissimo discorso incentrato sull’importanza del saper agire, dopo quella - primaria - del saper sognare. Combattere per i nostri diritti, sostenere i valori europei nelle azioni di ogni giorno, è l’unica scelta che abbiamo per rendere concreto ciò che ancora non lo è.

Ogni grande leader della storia umana - e sto pensando, per esempio, a Martin Luther King Jr, Nelson Mandela, Gandhi - ha iniziato la sua battaglia non avendo nessuna valutazione oggettivamente favorevole riguardo all’esito della stessa ma l’unica vera arma - che, poi, è stata quella che gli ha permesso di cambiare le logiche della storia e della comunità globale - è stata la capacità di sognare un mondo più giusto e più attento all’essere umano in quanto garante di diritti inviolabili, impenetrabili ed insuperabili.

Nella Vita in generale, è sempre difficile immaginare un cambiamento futuro perché, spesso, per la situazione iniziale in cui ci troviamo, esso sembra troppo lontano o troppo utopico, però, personalmente, credo che la bellezza del credere profondamente nelle battaglie sociali per cui ci esponiamo, stia nel non dimenticarsi mai - come diceva l’antica saggezza popolare - che tutti i fiumi, prima o poi portano al mare.

I miei genitori hanno fatto un pilastro educativo della celebre frase che Steve Jobs pronunciò il 12 giugno 2005, in occasione del rinomato discorso all’Università di Stanford, ossia: “Stay Hungry, Stay Foolish”, pertanto sono cresciuta esponendomi, polemizzando ed attivandomi ogniqualvolta mi trovo davanti ad ingiustizie perché - dico sempre - se io ho avuto il privilegio di nascere fortunata e nella “giusta” parte del mondo, non ne ho alcun merito e non ho fatto assolutamente niente per ottenerlo quindi mi sento naturalmente in dovere di dedicare le mie energie - mentali, culturali, formative e fisiche - a chi non ha ricevuto la mia medesima fortuna.

Siamo tutti quanti esseri umani accomunati dal fatto di aver ricevuto il grande dono della Vita; ogni differenziazione e discriminazione è solo il frutto di anomale sovrastrutture sociali contro cui non smetterò mai di schierarmi.

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Luigi Bisogno 29/06/2023

Luglio 2022: “Gentile Giulia, sei risultata vincitrice del bando UNYD 2022/2023!”

In una calda giornata di luglio, ricordo di aver ricevuto la mail dalla Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale SIOI, la quale, a conclusione di un processo di selezione fatto di cv, lettere motivazionali e colloqui, mi chiedeva di accettare o meno la carica di Giovane Delegata d’Italia alle Nazioni Unite per l’anno 2022/2023.


Esplosione di felicità e cuore in gola.  Ancora ricordo l’ansia pressante con cui controllavo le mail ogni giorno dalla fine del colloquio alla settimana successiva. Con un susseguirsi di telefonate, mail e messaggi per organizzare il passaggio di consegne, la formazione e il necessario per la partenza, sapevo che da li a due mesi sarei volata a New York per partecipare alla Settimana di Alto Livello alle Nazioni Unite e ai lavori della Terza Commissione con i diplomatici della Rappresentanza Permanente d’Italia alle UN.

Ma se inaspettata fu la chiamata, ancora di più lo sono stati i mesi successivi che non avrei mai potuto immaginare mi avrebbero portata ad oggi a scrivere questo articolo.

Fin da quando ero bambina, quando mi chiedevano cosa avrei voluto fare da grande, la mia risposta è sempre stata “viaggiare il mondo, conoscere tante persone nuove”. Con la crescita questo desiderio impellente di viaggiare e scoprire si è trasformato nella passione per il mondo che mi circonda, per le relazioni internazionali, per le differenze tra culture, religioni e tradizioni che formano il Sistema internazionale di oggi, volendo oltrepassare quei confini del mio piccolo angolo di mondo. Mi chiedevo quindi cosa avrei dovuto fare per raggiungere questo sogno, quali erano i passi necessari per avvicinarmi un po’ di più a quella stella dei desideri che sembrava così lontana.

Ho iniziato a studiare le lingue, come chiave per entrare nei mondi altrui, per conoscerli e comprenderli. Ho conseguito una laurea triennale in Scienze Politiche per capire il leitmotiv di questo Sistema. Mi sono trasferita a Milano per continuare gli studi in Relazioni Internazionali e Diplomazia per approfondire la mia conoscenza. Ma ovviamente l’Università non è stata abbastanza e non mi permetteva di capire, fino in fondo, se la strada intrapresa fosse giusta, se davvero sarei stata in grado di perseguire il mio sogno. Anche perché, diciamocelo, è normale non sentirsi abbastanza o sentirsi non in grado, quando si è studente, quando l’Università ci sembra un tunnel scuro che sembra non finire mai.

Perché quindi non trovare un modo per condividere queste preoccupazioni con altre persone come me? Perché non trovare un modo per mettere in pratica quello che studiavo sui libri e, magari, acquisire anche qualche competenza in più? Così ho conosciuto MSOI Milano e nel 2021 sono entrata a far parte del consiglio Direttivo del Movimento Studentesco. In ormai due anni di esperienza associativa, ho imparato tanto, soprattutto la condivisione ed il lavoro di squadra, aprendomi una piccola finestrella sul panorama della diplomazia. Ma ovviamente uno scorcio non mi bastava. Avevo bisogno di vedere il quadro completo: ho visto come lavora un Organizzazione non governativa a status consultativo con l’ECOSOC delle Nazioni Unite e cosa fa un Consolato Generale italiano in un altro paese.

Ma la verità è che tutte queste esperienze mi hanno dato la possibilità di acquisire maggior capacità e abilità utili per aprire altre porte; per rispondere ai requisiti indicati nelle posizioni lavorative. Però la vera opportunità che ha cambiato la persona che ero, aiutandomi a costruire quella che sono oggi, mi è stata data quel luglio del 2022.

Il cammino verso la realizzazione del mio obiettivo non è stato privo di ostacoli, dubbi e perplessità.  Crescendo, ho dovuto superare le aspettative tradizionali che spesso circondano le aspirazioni dei giovani, specialmente per le ragazze. Mentre molte persone intorno a me suggerivano di seguire una strada più "sicura" e convenzionale, io sapevo nel profondo che la mia strada era diversa e che dovevo mettercela tutta per trovare la giusta direzione. Ma soprattutto dovevo mettermi in gioco. Per tanto tempo leggevo bandi, posizioni, annunci e mai per nessuno pensavo di avere le capacità giuste per essere selezionata. Il “perché dovrebbero scegliere me” ha rimbombato nella mia testa per diverso tempo.

Fin quando non ho pensato che per vincere il gioco dovevo iniziare la partita. E così, ho tratto i dadi. Ho mandato la domanda per quel Programma che sembrava un sogno, così distante, così difficile.

Ma un CV, un video, un colloquio e una chiamata, hanno ridotto qualsiasi tipo di distanza. Da settembre sarei stata la Youth Delegate d’Italia alle Nazioni Unite.

Non voglio però usare questo spazio per raccontare le conferenze a cui ho partecipato o i discorsi che ho scritto. Piuttosto voglio riflettere sul fatto che solo dopo un anno che ho parlato davanti l’intero mondo a nome del mio paese, ho capito quale avrebbe dovuto essere la risposta alla domanda “perché vuoi essere la prossima giovane delegata d’Italia alle Nazioni Unite?”.

In questo anno, ho fatto tutto il possibile affinché più giovani venissero a conoscenza di questa opportunità ma soprattutto del fatto che c’è qualcuno, esattamente come loro, che li può rappresentare in un forum internazionale, nel cuore della diplomazia, a livello mondiale. Ho capito che essere “delegata” vuol dire rappresentare qualcuno la cui voce non è ascoltata e capita. Vuol dire avere la possibilità di accedere il riflettore su delle problematiche che altrimenti resterebbero all’oscuro. Ma non sono per noi italiani. Esattamente come i diplomatici in Rappresentanza, io e il mio collega abbiamo lavorato a stretto contatto con altri giovani, abbiamo compreso i problemi che ci accomunano, le crisi economiche e climatiche, la guerra, la paura del futuro, e ne abbiamo parlato a gran voce alle Nazioni Unite. Pensa un po’, anche con il Presidente dell’Assemblea Generale.

Abbiamo cercato di ricordare che se noi potevamo essere lì è perché siamo privilegiati e con questo onore portiamo l’onere di parlare per coloro che non hanno potuto permettersi il viaggio. O il cui visto è stato rifiutato. Di coloro il cui governo è in guerra o in default. In questo anno ho capito che la chiave necessaria per aprire le porte del cambiamento è l’istruzione, ed è quindi fondamentale garantire a tutti il diritto di accedervi, di studiare, di riunirsi e di comprendere. Di acquisire tutti gli strumenti necessari per essere emancipati e fautori di un futuro più giusto ed equo. È per questo che abbiamo organizzato eventi e conferenze, in presenza e online, per divulgare il nostro lavoro e le nostre idee tra giovani e adulti.

Ad oggi posso dire che la strada per raggiungere le mie aspirazioni ha preso forma ma non ha ancora fine. Sicuramente il punto di partenza risiede con quella ragazzina che pensava di non essere abbastanza perché non ricordava perfettamente tutte le lezioni dell’Università o perché in triennale non ha mai preso un trenta come tanti coetanei. Ognuno di noi è in grado di fare qualcosa, basta solo crederci e capire qual è la strada giusta sbagliando anche altre cento volte prima di trovarla.

 

Giulia Tariello

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Andrea Pastore 01/12/2022

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